Immaginiamoci giardinieri della nostra vita. Immaginiamo essere nella metafora della nostra vita come un giardino da coltivare.
A livello simbolico ci sono tre condizioni che possiamo trovarci a vivere.
Esse sono miscelate in modo diverso; ci si può trovare immersi in una delle tre condizioni oppure viverle tutte in maniera equilibrata.
1) coltivare il proprio giardino
2) coltivare il giardino di qualcun altro
3) attendere che qualcuno ci aiuti a coltivare il nostro giardino
Nessuna delle tre condizioni presa singolarmente è patologica e portarci a stare male, ma lo può diventare se vissuta in maniera esclusiva.
Tutti noi sperimentiamo che ciò che ci fa stare bene e in armonia con noi stessi e con gli altri è avere il pensiero sul nostro miglioramento e fare delle azioni pratiche affinché ciò accada. Ciò comporta prendere delle piccole o grandi decisioni quotidiane, e ciò accade continuamente. Una piccola decisione non presa, non avrà un grosso peso in termini di conseguenze, ma una serie di piccole decisioni non prese sì, avranno un grosso peso.
Ecco perché è importante dedicarci primariamente a stare bene, essere in contatto con noi stessi per il soddisfacimento dei nostri bisogni e la realizzazione dei nostri desideri.
È importante ma non esclusivo.
Sono tante le situazioni che si possono creare combinando le tre dimensioni. Potremmo dedicarci in via esclusiva a vivere una delle tre, oppure potremmo dedicarci a coltivare il giardino di qualcun altro nella speranza che ci aiuti a coltivare il nostro senza però fare una richiesta precisa di ciò che ci occorre, e via dicendo.
Se ci dedicassimo solo al primo punto vivremo una vita da egoisti, cinici e solitari.
Se ci dedicassimo solo al secondo punto, vivremo la vita di qualcun altro, senza venire in contatto con il nostro progetto profondo di realizzazione di noi stessi.
Se ci dedicassimo solo al terzo punto, vivremo una vita di mancanza, di lamentela e di attesa.
La strada del benessere, della completezza e dell’armonia ci porta a vivere in tutte e tre le dimensioni, nessuna esclusiva, chiedendo l’aiuto che ci necessita, piuttosto che attenderlo invano senza formulare richieste attive, chiare e precise. Ciò presuppone fare un lavoro su se stessi per identificare ciò di cui abbiamo bisogno, chiedere l’aiuto necessario, soprattutto poi restituire in un’ottica circolare l’aiuto che abbiamo ricevuto in dono, e quindi sì trovarsi anche nella condizione, per un periodo limitato, di coltivare il giardino di qualcun altro.
Tutto si incastra così in un equilibrio armonico e caleidoscopico di pensiero e sentimento, singolarità e moltitudine, dono e richiesta, il tutto condito dalla variabilità tempo, poiché è tutto sempre continuamente mutevole e in movimento.
Un giorno, o più giorni, avviene una magia nella nostra vita, un qualcosa di stupendo che ci dà gioia, che noi definiremo inaspettato; ma in realtà tanto inaspettato non lo è poiché tanto sarà stato il lavoro preparatorio da noi effettuato con le nostre piccole continue scelte quotidiane.